La Rambla de Barcelona

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Johnny 68

2014-01-16

Solo due parole sul caso Di Sarno

Ho letto in questi giorni la notizia del detenuto ammalato di cancro al midollo e condannato per omicidio, che ha chiesto la Grazia a Giorgio Napolitano, o in subordine il differimento della pena, se non sbaglio qualche particolare.

Difficile purtroppo - non per me ma per la società italiana - scindere il caso in se stesso dalla politica (e dagli avvenimenti politici) di questi ultimi mesi.
Perché Napolitano = Potere di Grazia = Berlusconi che la voleva / vuole - ma solo motu proprio, per carità, ci mancherebbe altro - e poi a dire la verità lui mica l'ha chiesta, l'hanno chiesta gli amici suoi, nei salotti televisivi e nelle interviste giornalistiche... va be' = 2  O O  per tutti gli italiani...
Aggiungasi altro caso di telefonate intercettate, numeri di cellulari di ministri che si hanno o non si hanno - e se non si ha quel numero di cell. si muore in galera, se invece si ha il numero, Magìa... ma figurati, tutto quello che può il ministro lo fa e lo rifarebbe = è un caso umanitario, ci mancherebbe.

Apprendo oggi, 16 gennaio 2014, che la Grazia al detenuto è stata rifiutata dal giudice competente al caso, con la motivazione che NON E' in pericolo di vita e INOLTRE rifiuta la terapia propostagli (questo dicono i giornali, non sono le parole scritte del magistrato, quindi fra sinonimi e passaggi di notizia tutto è travisabile ed io posso anche aver scritto, nel complesso, una cosa lontana dalla realtà dei fatti). Poche campane e troppi filtri.
Soffermiamoci un attimo sulla morte, cos'è e cosa significa.
Senza cercare fonti scritte ed andando a memoria, ricordo che la morte è qualcosa di simile per tutti gli esseri viventi. Ma restringiamo il campo al Regno Animale. L'uomo è un animale. Chi non è d'accordo smetta di leggere, si alzi indignato dalla poltrona virtuale della sala (io sono sul palcoscenico e mi hanno dato il microfono, è il mio attimo di vanità), Fischi, insulti, prenda il soprabito ed esca. Minacci querele, poi se ne dimentichi, è meglio.
Nel Regno Animale si osserva un comportamento comune in molte specie, forse tutte. L'animale malato lascia il branco, la sua comunità, si congeda dai suoi cari e va a morire da solo in un posto isolato. Perché la morte è un momento intimo, l'ultima tappa della nostra vita ed è NOSTRO: ci appartiene più di ogni altra cosa. Se qualcuno ci uccide ci ruba quel momento. Se vediamo la canna della pistola un attimo prima dello sparo, forse gridiamo che non vogliamo morire. Perché non siamo preparati, e chi ci uccide ci ruba qualcosa di prezioso. Non solo la vita ma anche la nostra morte. Uno stupro è, in piccolo, qualcosa di simile. Se una donna vergine viene violentata gli è stata rubata la sua prima volta. Una tappa della sua vita. Non ha potuto scegliere il come e il quando ma ha subito un abuso, ed è stata derubata.
Sembra che sia proprio per questo che la società condanni gli stupratori e gli omicidi. La pena di norma è il carcere, ma sappiamo tutti che la detenzione (privazione della libertà personale, gabbio) non dovrebbe essere una vendetta; la pena dovrebbe avere come finalità la riabilitazione del condannato.
In certi casi la detenzione dovrebbe servire a proteggere i cittadini da altri concittadini socialmente pericolosi, che in passato hanno compiuto atti violenti, e sono considerati ancora pericolosi, per cui il bene comune deve prevalere sull'interesse del singolo. In nessun caso la pena deve avere valore afflittivo. E' un discorso lungo e il dibattito è sempre aperto (purtroppo, direi, perché molte persone sono vendicative e favorevoli a detta afflizione), ma esula dall'argomento principale del mio scritto.
Torniamo invece al caso del Signor Di Sarno.
Questo Signore che rischia di morire in carcere - cosa che da una parte si afferma e dall'altra si nega - è considerato un omicida dalla società, ed ha una sentenza passata in giudicato per questo.
Avete visto il film "La Buena Estrella"?
Al finale del film un detenuto gravemente malato, (interpretato magistralmente dall'attore Jordi Mollá), e che non ha una famiglia (condizione che ostacola la concessione degli arresti domiciliari) riesce ad ottenerli e a morire fuera del trullo perché ha una coppia di amici disposta ad ospitarlo.
E' orribile che un uomo malato muoia in galera (in spagnolo = trullo). Significa rubargli tutto (come da tesi esposta).
Se poi siamo sicuri che non è in pericolo di vita allora rigettiamo la richiesta. Io non sono magistrato. Il caso specifico non l'ho vagliato io e non ho alcun potere sull'evoluzione del triste caso. Perché di questo si tratta: un uomo detenuto e malato di tumore al tempo stesso.
Una dubbio mi perseguita, e tu, Lettore, se mi hai seguito fin qui, dovresti averlo anche tu, o per lo meno aver capito qual'è...
Siamo sicuri che il Signor Di Sarno non sia in pericolo di vita?

Johnny 68


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